03 novembre 2010

A BOCCE FERME

Scende presto la notte a S. Giacomo, distendendo il suo abito nero tutt’intorno. Il cielo è scuro, te ne accorgi quando, alzando lo sguardo, nessun barbaglio di luce impressiona le tue stanche pupille. Non è freddo, ma l’umidità è un vestito sempre più stretto che affonda le cuciture nelle nostre ossa. Intorno, le pozzanghere fanno da cornice ad una notte che silente non è. In lontananza si odono le sirene. No, Ulisse non c’entra nulla, siamo in pieno territorio giacomense, funestato ieri dall’esondazione del Bacchiglione. In realtà, il St. James’ e quello che lo circonda è stato risparmiato dalla furia cieca del fiume, che ha colpito a macchia di leopardo il territorio circostante scagliandosi con ferocia su terreni agricoli ed abitazioni. Solo la pioggia ha bagnato la terra granata, una pioggia incessante che è caduta per quasi 48 ore consecutive e che ha altresì bagnato la sesta vittoria consecutiva della formazione allenata da Antonio Barison. Una vittoria sofferta, fortunosa, ma, si sa, la fortuna è una donna che va corteggiata e conquistata senza farsi prendere dall’ansia della prestazione. Evidentemente, la “pastura” wine-coloured si è rivelata vincente. È questo che emerge a bocce ferme, a poco più di 48 ore di distanza dalla battaglia sul fango delle Brentelle combattuta contro una compagine che si è dannata l’anima pur di fare lo sgambetto alla capolista e farla abdicare al posto di comando. Ma, sfortuna sua, non vi è riuscita. Ce ne saranno tante altre, anzi, forse è il caso di dire che ciascuna giornata –da qui alla fine del campionato in corso- riserverà un pari trattamento a Noventa e compagni. Ciascuna gara sarà un mix di battaglie all’ultimo sangue, combattute su terreni più o meno dissestati in domeniche più o meno bagnate, più o meno fredde, di un autunno che si sta dipanando sotto un cielo sempre meno azzurro. In mezzo ci siamo noi, uomini granata, pronti a combattere per l’obiettivo fissato ad inizio stagione, quello che già da due campionati ci sfugge (per nostri errori o per bravura degli avversari, che dir si voglia) e che quest’anno si ripropone con veemenza. Quasi inaspettato dopo la falsa partenza di Giarre in cui una compagine di non eccezionale spessore ha bucato per ben quattro volte la nostra difesa, facendola apparire come un colabrodo. Se ne dissero tante, di parole, nei giorni a venire. Tutte poco gentili, che avrebbero abbattuto un toro. La forza wine-coloured risiede però anche nella capacità di reagire alle avversità, nel non abbacchiarsi e nel riprendere il proprio cammino come se nulla fosse successo. L’autocelebrazione dopo sette giornate di campionato è oltremodo fuori luogo. Ma su un aspetto vorrei indirizzare l’attenzione del lettore. Ovvero, da quando la squadra ha cominciato ad agire lasciando perdere il "mercato" in mezzo al campo, più di qualcosa è cambiato. Sono cambiati i risultati ed è cambiato anche lo spirito, decisamente più solidale e belluino, e più avvicinabile ad una formazione che ha un obiettivo ben preciso da conquistare. Non lo nomino, tale obiettivo, anche se è cosa del tutto pleonastica dato che l’hanno capito anche i muri. Voglio però rispettare l’atteggiamento scaramantico di alcuni di noi. Non mio; non credo che parlarne possa cambiare l’esito dei risultati. L’esito può essere cambiato solo da una variazione in negativo dell’attuale predisposizione mentale della squadra, modificandolo nell’atteggiamento di colui che non crede e/o non vuole credere nei propri mezzi, nelle proprie potenzialità. A settembre (visto anche l’andamento delle amichevoli) lo scetticismo regnava sovrano. Oggi forse non è più così. Attenzione, però: evitiamo di farlo scivolare nella sicurezza dei propri mezzi. Che il match col Brentelle sia di monito: è vero, abbiamo vinto, ma non dimentichiamo quanto abbiamo dovuto soffrire in mezzo al campo per condurre in porto i tre punti. Dunque, profilo basso e pedalare. Tanto, per andare il più lontano possibile. La strada la conosciamo, è l’ultimo strappo che –solitamente- ci è letale. Stavolta evitiamo di farlo diventare tale; affinché ciò avvenga dobbiamo rifuggire dagli errori fatti in passato. Lavorare alacremente e poco spazio alle celebrazioni. Questa è la via. Seguiamola sino in fondo!

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